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La sala da pranzo

La volta, affrescata in tempi molto vicini a noi, con la simbologia araldica, riassume i rapporti dei Sanvitale con le altre casate nobili nel tempo, attraverso legami matrimoniali.

Sulla cappa del camino è stato affrescato l'albero genealogico dei Sanvitale con il motto "Virtus ubique refulgit".

Il bel camino cinquecentesco ha un fregio scolpito con volti alternati a triglifi e patere e teste leonine ai lati. Dominano l'ambiente tre grandi credenzoni seicenteschi e altri arredi di scuola parmigiana. Sulle pareti sono due Nature morte di Felice Boselli, ridondanti di cibo esposto all'aperto, databili al 1690 circa.

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Nelle capaci credenze e sulle aperte rastrelliere è una notevole collezione di ceramiche di varie epoche e provenienza: molti pezzi hanno lo stemma dei Sanvitale.

La collezione è attualmente oggetto di studio, poiché non sempre nel passato sono state individuate correttamente le manifatture originarie.

Sono stati sicuramente attribuiti: una salsiera con vassoio in blu cobalto della manifattura di Goggingen presso Augsburg, in Germania, attiva tra il 1748 e il 1752, che imitava la decorazione di Rouen, il famoso "Lambreqtiins Rayonnants".

Allo stesso modello si richiamano i vassoi polilobati opera di Giorgio Giacinto Rossetti, operante a Lodi e Torino nella prima metà del XVIII secolo. Al 1780-1790 risale invece la zuppiera in terraglia bianca della fabbrica inglese "Enoch Wood".

Pure britannica è un'altra zuppiera in terraglia bianca, quasi coetanea, opera però della manifattura "Wedgwood", la più importante dell'epoca in Inghilterra. Dalla produzione di Pasquale Antonibon, attivo alla fine del '700 nella manifattura di Nove, proviene la cogoma (teiera).

Piatto

Di produzione sicuramente parmigiana sono invece alcuni pezzi, uno del quali testimonia l'attività più povera dei boccali locali, che riproposero con tenacia modelli e forme o che rimasero quasi immutati dalla fine del XVI secolo agli inizi del XVIII.

Il marchio G.B. della firma di Ferdinando Fusari è l'unica sicura testimonianza dell'attività di questo maiolicaro locale. Databili al 1760-1770 sono due vasi da farmacia, pure in maiolica, decorati con l'aquila di 5. Giovanni Evangelista che testimoniano sia l'operato della manifatture locali, sia la provenienza degli stessi dalla storica farmacia del Convento, tuttora visitabile a Parma.

Il piatto con Testa di medusa su fondo blu, posto sulla porta, è una imitazione ottocentesca della produzione durantina cinquecentesca.

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